riflessioni di natale, tra tesi e antitesi del vivere quotidiano
e mi ritrovo a guardare le luci di Natale. Accese e spente e accese come quest’ansia che ingrossa dentro – e che sale e scende, quasi a dettare le distanze tra chi è solo e chi solo non è.
Questo è Natale, il periodo dell’anno in cui essere tristi non vale, in cui la libertà è dettata dal tempo che viviamo, dalle persone che incontriamo, dal vino mediocre che beviamo.
in questa frenesia di tempo collettivo il mio cuore batte lo stesso, ma a frequenze diverse. Cerca sintonie che non trova, rumori che si nascondono, che trovano il ritmo in un metronomo sordo.
Tempo passato che è rimpianto, futuro che è nemico, presente che è estraneo.
in questa confusione che sa di erba e anfetamina, traccio una linea di separazione tra l’attaccamento e le aspettative. Parto.
Parto anche se ciò che lascio indietro stavolta è il carico leggero.
quello pesante lo aspetto alla frontiera. Guardarlo in faccia, sentirlo urlare e finalmente lasciarlo andare.
tutto ciò che è, è passato.*
ph. Foto Silenziose
questa frase l'ho letta da qualche parte, forse un aforisma, forse un altro pensiero in libertà. L'ho fatta mia, ma non me ne approprio