Da sotto la Statua del Pescatore sul lungomare di Kep (costa meridionale), un pensiero ci balenò: possiamo visitare le isole della Cambogia con un budget low-cost?
Bianche, solitarie: al di là della linea dell’orizzonte sognavamo spiagge (quasi) deserte pronte ad ospitarci.
Con queste intenzioni ci approcciamo alla scoperta delle isole della Cambogia, meno note della cugine thailandesi, e per questo, ancora più incantevoli.
Koh Tonsay (Isola del Coniglio)
Dal molo di Kep, per 10$ (andata e ritorno libero – oppure 30 $ l’intera lancia da 8 posti) si prende il traghetto in direzione Koh Tonsay, l’Isola che per i cambogiani ha la forma di coniglio.
Il tragitto dura mezz’ora e passa davanti alle vicine Isole del Serpente Koh Pos (ideale per lo snokelling, ma senza possibilità di alloggio) e l’isola del Mango, che raccontano avere una bellissima vista panoramica sull’arcipelago.
Appena attracchiamo, cerchiamo una sistemazione economica: il bungalow di bambù – con bagno- ma senza acqua nè corrente ma con una strepitosa vista mare, è proprio quello che vogliamo.
Contrariamente a quanto dicono le agenzie di Kep, trovare alloggio è stato facile anche se le capanne a disposizione sono limitate.
Poggiamo gli zaini e lasciamo la spiaggia principale in direzione sud-est alla ricerca di un posto più tranquillo. Troviamo a meno di 500 metri una piccola insenatura di sabbia bianca e rocce nere che si lasciano accarezzare placidamente dalle onde.
Giusto il tempo di un bagno solitario prima di essere raggiunti da un paio di coppie francesi.
Siamo in 6. 4 di troppo!
ci spingiamo più a sud seguendo una squadra di boscaioli “di palme” e … un’immensa distesa di sabbia ci accoglie silenziosa e melanconica: coconut beach.
Una foto pubblicata da kiskatt (@kiskatt) in data:
su di essa riposa spiaggiata una piccola nave cargo, da troppo tempo lasciata a far compagnia ai granchi. Ci segue un cane in cerca di coccole e attenzioni… per noi è subito casa!
per ore siamo rimasti soli in attesa del tramonto, con il cane bianco e i granchi che ci invadono le ciabatte. Regna un silenzio strabiliante: siamo sempre così circondati da rumori che, ascoltare la potenza della natura, quasi mette soggezione.
Cala il sole e arriva il tramonto.
Mozzafiato.
è ora di tornare.
Dall’altra parte dell’isola, i chioschi mettono musica internazionale fino alle 10.30- 11.00 poi i generatori si spengono e torna il silenzio.
ceniamo sulla battigia – la specialità sono i granchi che vengono tenuti in vita all’interno di ceste in mezzo al mare. Non abbiamo voglia di socializzare, ma solo di raggiungere le nostre amache e farci cullare dal ritmo delle onde ammirando stelle che non hanno un nome, eppure li racchiudono tutti.
Ripartiamo il giorno seguente per Sianukville, con l’obiettivo di arrivare nella poco nota isola del re.
Koh Sdach (Isola del Re)
Una foto pubblicata da kiskatt (@kiskatt) in data:
Leggiamo di Koh Sdach da uno sconosciuto utente Facebook, che sfida gli amici a raggiungere questa isola rude e poco avvezza ai turisti.
Certi che sarebbe stata una bella avventura, scegliamo di complicarla, partendo da Sianukville con un piccolo peschereccio che copre la tratta dalla terraferma.
La partenza avviene dal porto domestico – dopo la zona di Belleville – e il prezzo dell’imbarcazione si contratta con il pescatore (o chi per lui) che parli un pò di inglese.
Il tragitto è spettacolare: si passano isole deserte, coste rocciose e le colline coperte di fitta giungla dell’isola di Koh Kong.
Al porto di Koh Sdach non fanno caso ai turisti. Sono tutti impegnati a vendere e pesare il pesce, unica fonte di reddito del paese. Ci raccontano che tutto il pesce della Cambogia arriva da qui, ed è proprio per la ricchezza del suo mare che l’isola è stata battezzata come Isola del Re.
Alloggiamo in una splendida palafitta colorata di azzurro. Il pavimento é sconnesso e dalle fessure si vedono le onde.
Qui è davvero il paradiso: la gente è sorridente e curiosa di imparare. Questa é la Cambogia che ho incontrato 5 anni fa.
Inutile precisare che a Koh Sdach il divertimento consiste nell’immergersi nella semplicità della vita di tutti i giorni: nella grande fabbrica del ghiaccio, giovani operai ascoltano musica a tutto volume e ridono forte nonostante il fracasso delle macchine e lo sforzo del lavoro;
le mogli dei pescatori puliscono il pesce e allestiscono ordinati banchetti sulla strada, mentre i ragazzini si tuffano dai moli e ripetono la lezione per il giorno di scuola.
Il cantilenare dei monaci è in sottofondo, così come lo sventolare delle bandiere colorate.
Compriamo seppie e pesce nella casa di un pescatore in una zona simil-slum e, con 2 nuovi amici, imbastiamo un BBQ sulla spiaggia. La miglior cena della vacanza.
Ancora la strana sensazione di essere finalmente a casa.
Il mare è quello del Golfo di Thailandia, le spiagge più belle e balneabili sono due: una molto grande e deserta verso sud-ovest dove è possibile pescare granchi e conchiglioni di mare a mani nude, e una più piccola, dall’aspetto quasi privato vicino all’unico lussuoso (e deserto) resort.
Restiamo solo pochi giorni: le nostre vacanze stanno giungendo al termine e manca ancora molto per raggiungere Bangkok.
Sulla strada per il porto incontriamo un autista di speedboat, che, per pochi dollari e in una decine di minuti ci porterà sulla terraferma, dalla parte opposta di Sianukville, verso la nuova autostrada (ancora in costruzione) del Botum Sakor National Park sempre più prossimi al confine.
Le altre isole della Cambogia
So che vi aspettavate le più famose isole di Koh Ronhg o Koh Rong Samlon: abbiamo preferito lasciarle in balia delle orde di turisti in cerca del divertimento all-inclusive.
Noi ci andremo prima o poi, ma non in questo viaggio.