Il cacciatore

Cammino rasente al muro, mi noteranno meno.

Già, perché il supermercato è vicino all’asilo e alle mamme non piacciono i cani liberi.
I bambini si invece, li adorano.
Ma ai cani non piacciono i bambini, li sopportano con educazione.

A volte portano a spasso degli esemplari che te li raccomando e non te li fanno nemmeno annusare. E come si arrabbiano se gli odori il sedere.

Mah!

Io sono qui che aspetto il mio boccone, perché oggi c’è il macellaio con la testa pelata, e lui non fa storie per lanciarmi un osso.

Se almeno avessi saputo prendere le cose al volo!

Già, perché quando stavo dal cacciatore, pretendeva che gli riportassi anatre, conigli e altri animali agonizzanti che lui si divertiva a centrare con il fucile.

I miei colleghi di battuta erano campioni nel seguire le tracce, facevano a gara a chi trovava per primo la preda.

Ma io ho qualcosa che non va: in libertà annuso solo l’odore della libertà.

E a poco sono serviti i colpi di fucile che il cacciatore mi ha fatto assaggiare per educarmi a non aver paura degli spari. 16 pallini mi sono beccato quell’anno. Tutti sulle chiappe, si intende.

Come rideva con i suoi amici, quando mi chiamava fingendo di darmi un pezzo di carne, mentre invece voleva solo spararmi da vicino.

La paura per i rumori è accresciuta una notte, quando il cacciatore decise che la colpa della mia inettitudine alla caccia era causata dalla coda.

Mi prelevò il mattino presto e mi trascinò fuori dal box “scappa lontano” latravano i miei soci. “Non sei buono per la caccia, ti farà fuori”

Usò un laccio più tagliente per stringermi la punta della coda fino a non farmela più sentire.

Sarebbe dovuta cadere, diceva, ma lei restava lì, esangue, perché non era stata legata nel punto giusto.

Una tortura che si concluse alla fine con un taglio.

La porta che si apre. La lama che scintilla. Un rumore secco di mannaia. E zac!